A volte un libro ci sceglie prima ancora che noi scegliamo lui. È quello che mi è successo con “L’avventura di un fotografo a La Plata” di Adolfo Bioy Casares.
Era un sabato pomeriggio, immersa in un dibattito sul terrorismo nero alla libreria del Gruppo Abele di Torino.
Tra parole dense e un pubblico attento, il mio sguardo è scivolato su una copertina che sembrava voler catturare ad ogni costo la mia attenzione.
Due parole – La Plata – hanno acceso in me un ricordo vivido: la città argentina dove ha vissuto il mio compagno, la mia seconda casa.
Così quel libro è finito tra le mie mani, senza esitazione. L’ho letto d’un fiato, lasciandomi trasportare tra le atmosfere sospese di un’Argentina sull’orlo della dittatura e le geometrie perfette di una…
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