Lo abbiamo conosciuto quasi tutti e lo abbiamo chiamato smart working, anche se smart working, ovvero lavoro agile, non è. Si tratta di quella modalità di lavoro che all’inizio della pandemia ha consentito a tante donne e uomini di proteggersi dal virus lavorando da casa e tenendo quel distanziamento sociale le cui conseguenze ahimè ancora non ci sono pienamente chiare. Tanti e tante, ma non tutti. Molti di noi hanno continuato a produrre e riprodurre correndo i rischi e affrontando la paura di una malattia che ancora non conosciamo a fondo, anche se molti sono convinti di averla già in pugno. Illusi. Preferisco chiamarlo lavoro agile, non tanto perché quando è possibile penso sia meglio usare la nostra lingua piuttosto che l’ennesimo inglesismo. Ma perché…
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Donne al lavoro agile in una società ottusa
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